In inverno, i pettirossi vengono a svernare alle nostre latitudini per poi ritornare verso il nord europa nel periodo estivo per riprodursi.
Diversi di loro, oltre ad altri innumerevoli passeriformi, rimangono vittime delle trappole a colla per topi; spesso ad attirarli sono proprio le esche che vengono messe in associazione alle trappole.
Oltre ai topi, a fare le spese di questa crudele pratica, possono esserci rapaci, quali civetta o gheppio, attratti dalla facile preda senza possibilità di fuga.
Gli animali incollati (come quello in foto) devono prima essere rimossi dalla tavoletta: se la vittima è un uccello, molto frequentemente si deve ricorrere alla rimozione di penne e piume per poterli liberare e poi procedere alla rimozione dei residui collosi rimasti sul piumaggio. L’operazione di pulizia richiede una continua manipolazione che è fonte di stress per gli animali selvatici. Tutte queste operazioni prolungano la degenza dell’animale e bisogna aggiungere i tempi di ricresita del piumaggio che comporta un notevole dispendio energetico.
Non tutti gli esemplari sono fortunati come il nostro ospite che dopo il periodo di degenza è stato rilasciato: molti rimangono attaccati per lunghi periodi e, cercando di liberarsi, consumano energie arrivando stremati.
Ogni anno la colla topidica è causa di morte per tantissimi esemplari di fauna protetta: per allontanare i topi dalle abitazioni sono disponibili altri mezzi quali i dissuasori olfattivi e sonori oppure le trappole per catturarli vivi e liberarli lontano.
Bosco WWF di Vanzago
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